About my Blog

writing  often it is the only thing between you and impossibility. no drink, no woman's love, no wealth can match it.  nothing can save you except writing.  it keeps the walls from failing. the hordes from closing in.  it blasts the darkness.  writing is the ultimate psychiatrist,  the kindliest god of all the gods.  writing stalks death. it knows no quit.  and writing laughs at itself, at pain.  it is the last expectation, the last explanation.  that's what it is. 

mercoledì 11 febbraio 2009

Ok, saltiamo i convenevoli.

Straight to business, my friends.
Vi confesserò immediatamente che la mia assenza da questa piattaforma virtuale non è da imputare ad una vita vissuta pericolosamente nè ad un'ipotetica brillante e esigente carriera che, no veramente, non mi lascia spazio per altro. Ma, attenzione, non è che non stia facendo nulla eh, sia chiaro. Ieri ad esempio ho imparato a fare le ciambelle al vino e, armata di straccio e varechina, dichiaro quotidianamente guerra ai nemici del pulito che si nascondono negli interstizi più reconditi della mia casa. Ok, ok. Ammetto pubblicamente la mia nullafacenza. A mia parziale discolpa posso comunque dire che, come mi succede sovente durante questi momenti in cui sembra tutto placido e tranquillo, riesco comunque ad impersonare benissimo la parte di "peggior nemica di me stessa", intimandomi minacciosamente di non fare cose che poi, puntualmente e con gran gusto, faccio. Applausi, per cortesia. Mi sono resa conto di quanto avessi ragione tempo fa quando sostenevo la totale incongruenza in certi casi della frase "no, questo mai", e di quanto, inoltre, pronunciare la frase in questione riferendosi a qualcosa, non faccia altro che aumentare le probabilità di farlo. Ma cambiamo discorso dai. Di che parliamo? Boh, magari di quanto io abbia voglia di togliermi qualche sassolino dalla scarpa mediante il confronto verbale face-to-face con una manciata di gentucola che, mio malgrado, mi gravita attorno? O di quanto rosichi al pensiero che, in seguito alla fine di una storia, io sia sempre quella che perde beni materiali di consistente valore affettivo e/o monetario. Ad oggi risulta agli atti che sia andato a finire buttato, nell'impeto violento del sentimento di negazione (anche conosciuto come "sta zoccola che m'ha lasciato deve morì") nr 1 cappello stupenderrimo con farfalla di strass al quale, manco a dirlo, ero superaffezionata, nr 1 custodia degli occhiali di gianfranco ferrè, nr 1 anello (non commenterei in questa sede la dinamica surreale dell'accaduto, sappiate solo che la scena ricordava molto un film di nino d'angelo, tipo.), nr 1 copia del libro di Goethe "I dolori del giovane Werther", con tanto di sottolineature nostalgiche e romantiche delle parti più strappacuore (sebbene quest'ultima cosa, a rigor di cronaca, non so se sia stata effettivamente buttata o piuttosto dimenticata e/o ignorata). Ma non voglio fare la solita venale del cavolo, quindi si va avanti (anche se senza quel cappello sarà molto difficile, credetemi), accogliendo a braccia aperte tutto quello che la vita vorrà regalarmi.

Si però stavolta quello che è mio è mio, basta co' sta smania di condividere tutto. Eccheccavolo.


Vebbacio tutti,

Danielagna.

2 commenti:

PiNk_InSiDe ha detto...

1) Ma come ti viene in mente di usare la parola "sovente"?
2) La nullafacenza è un brutto male anche se ci si sta dentro tanto comodamente per un pò. Sto nella tua stessa situazione con la piccola differenza che io non ho una laurea. La proposta dell'elemosina di fronte all'oviesse è ancora valida?
3) Non regalare mai niente a un uomo. E con niente intendo sia il tuo cuoricino che il tuo povero cappello con farfalla.

Un bacio.

Sorella Jean Claude ha detto...

Ti bacio anch'io cara!!!