About my Blog

writing  often it is the only thing between you and impossibility. no drink, no woman's love, no wealth can match it.  nothing can save you except writing.  it keeps the walls from failing. the hordes from closing in.  it blasts the darkness.  writing is the ultimate psychiatrist,  the kindliest god of all the gods.  writing stalks death. it knows no quit.  and writing laughs at itself, at pain.  it is the last expectation, the last explanation.  that's what it is. 

domenica 10 ottobre 2010

Si ritira per deli(be)rare

Torna, come nulla fosse, la vostra affettuosa Danielagna. Ancora più in forma, molto più lagnosa e sempre più in lotta col mondo. (no vabbè, questo non è vero, ma ci stava bene alla fine della frase quindi "sò tre etti di cui uno inutile, che faccio lascio?" "lascia lascia")
Vabbè, scemenzie a parte, qua la vita cambia di giorno in giorno. Un giorno fai colazione con latte e cereali, pronta per una perfetta giornata da disoccupata e il giorno dopo mandi giù a fatica un caffettaccio fatto con acqua e male, pronta per un'altra giornata a bordo di una nave da crociera tentando di sfoderare il miglior sorriso da loveboat nel repertorio.

Scusa? 'zzo hai detto? Che ci fai TU su una nave da crociera?

Eggià, nonostante il biondume che imperversa sui miei capelli e che la dice lunga sul mio quoziente intellettivo, sono stata assunta (e dove dico "assunta" intendo che proprio me pagano pure eh) dalla rinomatissima costacrocieresseppìa con la qualifica di (AHAHAHAHAHAHAH-oddio non ce la faccio-AHAHAHAHAHAHAH) Guest Service Operator. Ok, detto così sembra fighissimo ma siamo semplici schiavi al servizio degli ospiti cattivi che armati del mantra "pago, pretendo" ci sottopongono ad ogni tipo di violenza psicologica generalmente iniziando con la solita e temibile frase "è questo l'ufficio informazioni?" o, nella peggiore delle ipotesi "Devo fare un reclamo, lo posso fare qui???" (come no signore, purchè non sporchi il pavimento)
Il tutto, ovviamente, ripetuto in 3-4 idiomi diversi (la cui conoscenza tentiamo di occultare, in base alla criticità della situazione, passando strategicamente la mano sulle bandierine poste sulla giacca).
In sintesi. Sto per ripartire...sei mesi a bordo, due mesi a terra che sò sembrati due minuti, ed ora altri sei a bordo. Poi? Boh, vorrei dì famo che basta ma qua mai dire mai, che porta male tra l'altro.

Non vorrei chiudere così, volevo inventarmi qualcosa di più frizzante ma so le quattro e mezza di domenica e mi risulta abbastanza problematico.
Vi amo tutti, chi più chi meno, chi tanto chi poco, ma a chi tocca 'n se 'ngrugna.
DanielagnaMarinaia.

giovedì 11 febbraio 2010

Caro Rob Brezsny. Eri simpatico.

Ecco cosa dice di me il mio oroscoparo di fiducia.

SAGITTARIO: Per preparare il tuo oroscopo di San Valentino ho meditato a lungo sulla tua vita amorosa. Potrei scriverci un saggio di venti pagine ma non c’è spazio. Ti darò solo il consiglio più importante: la settimana prossima dovrai riesaminare la storia della tua vita sentimentale, a partire dalla prima volta che ti sei innamorato. Dovrai far scorrere i ricordi come in un film e provare i sentimenti suscitati da ogni scena, cercando di mantenere una certa obiettività. Individua i temi ricorrenti. Presta attenzione ai suggerimenti inattesi che possono venire dal passato. E, nel corso di tutta l’operazione, prova una profonda simpatia per te stesso e per i tuoi coprotagonisti.

A parte che RIESAMINARE LA STORIA DELLA MIA VITA SENTIMENTALE mi porterebbe in un batter d'occhio nello studio di un analista.
Ma poi.
"Far scorrere i ricordi come un film"?
"Mantenere una certa obiettività"???
No vabbè, non se po'.
La parte sui "temi ricorrenti" invece m'ha fatto ride. La lista si fa sempre più nutrita: "L'irresistibile stronzo", "La vittima sacrificale", "L'innamorato folle", "Il folle e basta", "Al mio tre non me vedi più", "Insicurezza mia portami via", "Non me la dai? E io non te parlo più", "Amo la mia ragazza ma siamo in crisi", "Io vorrei, non vorrei, ma se vuoi"...e tanti altri, tipo ad libitum sfumando.
Eh, sfumamo va'.
Danielagna

sabato 30 gennaio 2010

Ciao, sono Daniela e sono un'anaffettiva conclamata.

Il disincanto e la freddezza arrivano strisciando. Non te ne accorgi subito, no. Dapprima riesci a confonderti bene con la massa, quella che crede ancora ai paroloni improvvisati, messi lì in mezzo al discorso perchè i silenzi pesano, altrochè. La massa che, conforme allo standard generale, muove i propri passi attraverso un intricato reticolo di consuetudini e formalità, spinta da "e vabbè, è così che si fa". Quella che si sistema socialmente e affettivamente perchè la solitudine fa paura, fa male, fa riflettere, fa SCEGLIERE. Fino a quando ti ritrovi in mezzo a tutta quest'inutile centrifuga di luoghi comuni e ipocrisia e ti domandi "ma io, co' voi, che c'entro?". E io, infatti, non c'entro.
Non è saccenza nè presunzione. O almeno non solo. E' che osservo sempre attentamente chi mi sta intorno e, con mio sincero sconcerto, posso contare sulla punta delle dita le persone che vivono realmente qualcosa di vero e che non stanno semplicemente ostentando una serenità certamente desiderata ma mai, di fatto, assaporata. E allora mi domando: perchè fingere? Perchè svestirsi di se stessi e indossare i panni di chi non si è? C'è una smania generale che sembra investire a mo' di ciclone tanta, troppa gente. La smania di proclamarsi. Le persone che rincorrono le definizioni, le etichette. C'è chi tenta di accaparrarsi quella di "innamorato/a", per poter gridare al mondo un sentimento e, allo stesso tempo autoconvincersi della presenza dello stesso. Chi non resiste a quella di "amico/a", e la brandisce, fieramente, come un'arma potentissima fin quando qualcuno gli farà notare che quella che sta impugnando con tanta veemenza non è altro che una piuma, pronta a volare via al primo soffio di vento contrario. Ce ne sarebbero molte altra, ma il punto è un altro.
Io, che invece non mi affretto a manifestare, a gridare ai quattro venti, a prenotarmi un'etichetta da esibire, per trovare poi la giusta ubicazione nella bacheca personale delle persone superficiali, vengo dunque additata come "la strana", "quella che non si sbilancia". Un'anaffettiva, ecco.
Sarà che, come diceva il buon Samuele, "le mie parole sono sassi: precisi, aguzzi, pronti da scagliare", o come preferisco dire io "le mie parole sono preziose". Se le dico è perchè hanno significato, non sono solo dei "significanti".
When I say it, I mean it.
That's all.

Danielagna.

venerdì 29 gennaio 2010

Domani scrivo sul blog.

Si.

Si, davvero.

So già che domani sarò ispirata.

So' lungimirante io, chevvecredete.

Danielagna.

lunedì 2 novembre 2009

Prese di coscienza possibili solo grazie alla lucidità mentale riacquistata con la tachipirina.

A causa delle pessime condizioni fisiche degli ultimi giorni, l'entusiasmo di aver finalmente visto la ruota girare dalla parte giusta si era n'attimino smorzato. Anche perchè con la febbre a 39 e gola in fiamme è un pò difficile fare i salti di gioia attraversando il porto di Civitavecchia. Non è però altrettanto difficile rendersi conto della sottile ma palpabile differenza fra chi è genuinamente contento per te e chi, semplicemente, no. Detto ciò:



Dateje de zucchero belli, così mannate giù sto boccone. TIE'.
Danielagna

mercoledì 14 ottobre 2009

L'insostenibile inevitabilità del ritorno.


E' da un pò che ho deciso di riprendere a leggere con più frequenza. Sarà perchè ultimamente ho più tempo libero, ma anche perchè ho una lista di millemila libri in attesa di essere divorati, per ora parcheggiati sulle mensole, i quali dall'alto sembrano osservarmi con occhi delusi e rimproverarmi tacitamente per la mia presuntuosa indifferenza nei loro confronti. Qualcuno di loro è già stato iniziato e giace impaziente sulle mensole più basse, esibendo fiero uno speranzoso segnalibro laddove la lettura, per i motivi più svariati, si era bruscamente o gradualmente interrotta. Altri invece profumano ancora di nuovo: le pagine perfettamente lisce e nessun segno estraneo a testimoniarne l'uso. Su tutti però, in cima alla prima pagina, campeggia il mio nome e la data in cui è stato comprato. In alcuni casi anche il luogo, qualora fosse particolarmente rilevante. Come una fotografia di un momento, come se rileggendo quelle due righe io possa improvvisamente rivedere il momento esatto in cui decisi di portarmi a casa quella nuova creatura d'inchiostro, chiedendomi se mi sarebbe piaciuto o meno.

Ma non tergiversiamo oltre.

Ieri avevo un paio d'ore da ingannare ed ho continuato la lettura del romanzo di Kundera "L'insostenibile leggerezza dell'essere" (comprato nel 2005, iniziato subito e interrotto per chissà quale motivo, infine ripreso dal dimenticatoio qualche settimana fa). Matita alla mano, (utile per sottolineare le parti che più mi colpiscono), mi immergo nel mondo fatto di incontri, ritorni, abbandoni e scontri dei protagonisti, ritrovandomi a sottolineare con particolare veemenza alcuni passaggi, annuendo leggermente o sogghignando in silenzio ad altri. Poi tutto d'un tratto succede: giro la pagina e trovo una sottolineatura di qualche anno fa, risalente alla prima, svogliata lettura. Lo stupore di ritrovare un'abitudine che, scioccamente, credevo appartenesse solo al presente. Ma evidentemente questo presente era presente già in passato.Fisso con malcelata indignazione le parole sottolineate, ed è come se la mano che impugnava allora la matita non fosse la mia, come un tratto fuori luogo nel bel mezzo di un'esperienza che sembrava (o che speravo fosse) esclusivamente nuova, illuminante. Smetto di fissare con astio quel tratto di matita così fino e insolitamente preciso ed avvicino la mia; sospiro rassegnata e con un mezzo sorriso lo ricalco con decisione, stavolta riconoscendomi pienamente e sentendo quelle parole risuonare nella mia testa, ritmiche e scandalosamente vere. E stavolta, forse, dotate di un significato più pieno e completo, proprio come il rinnovato tratto di una matita, più corposo e consapevole, passato su una vecchia sbiadita sottolineatura.

"Sulle spalle di Sabina non era caduto un fardello, ma l'insostenibile leggerezza dell'essere"

Danielagna.

mercoledì 23 settembre 2009

Eh ma il mare della sardegna è un'altra cosa.

Cara Elisambecille Canalis, stamattina ce l'ho con te. Tu non sai assolutamente apprezzare l'incommensurabile fortuna che ti è capitata. Ieri mangiavi pane carasau e parlavi a gesti con Bobo Vieri mentre oggi esci co' Batman e bevi Nespresso, what else. Ma roba che si ce stavo io co George-effamosestoparty-Clooney di sicuro non mi sarei aggirata per Los Angeles co' sto broncio da bimba annoiata al mercato di Nuoro



E' proprio vero, perle ai porci.
Al massimo un goccetto de mirto te meriti, stronza.
Altro che Martini.
Danielagna.